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Varese, Como e il Ticino unite per il sogno della “Città dei laghi”

Una serata del Rotary per lanciare un progetto e riflette su un nuovo paradigma territoriale chiedendo agli esponenti del sistema economico insubrico se la Città dei laghi sia un'opportunità o un rischio?

Generico 25 Sep 2023

Una ricchezza di oltre 70 miliardi, duecentomila imprese attive, due milioni e mezzo di abitanti. Sono solo alcune delle cifre della “Città dei laghi”, ovvero una macro area territoriale che comprende le province di Varese, Como e il Canton Ticino. Il Rotary Varese ha organizzato una serata per discutere di un progetto che sulla carta mette tutti d’accordo, ma che nei fatti sembra molto lontano.

Tutti i relatori, con sfumature diverse, hanno parlato del bisogno di riflettere e provare a mettere insieme le forze per cogliere più opportunità rispetto ai rischi che l’attuale contesto socio economico presenta nei territori insubrici. Un grande merito degli organizzatori è stato mettere intorno a un tavolo i principali responsabili del sistema economico del Varesotto, Comasco e Ticino. Parole di elogio da parte di tutti, ma poi nessuno ha nascosto i problemi seri che stiamo vivendo a causa della demografia, del passaggio di lavoratori dall’Italia alla Svizzera e della forza attrattiva esercitata da Zurigo a nord e Milano a sud. Tanti temi e il coraggio di sedersi insieme a discuterne.

Roberto Troian, presidente del Rotary Varese ha aperto la serata ringraziando i relatori e gli oltre cento ospiti provenienti da diversi club. “È importante lavorare insieme in un momento di grande cambiamento e che apre nuove realtà e niente sarà più come prima”.

Generico 25 Sep 2023

All’evento ha partecipato anche il Presidente della Lombardia Attilio Fontana. “La Lombardia va pensata come Smart land e dobbiamo connettere tutta la regione per contrastare il fenomeno dello spopolamento di alcune zone. Dobbiamo focalizzare i progetti per collegare i territori. Altro aspetto importante è il legame con il canton Ticino e i Grigioni perché in questo momento viviamo problemi legati alla forza lavoro. Basti pensare al settore della sanità dove la Svizzera attrae i nostri sanitari. Noi formiamo le persone e queste poi se ne vanno. Abbiamo bisogno di maggiore autonomia per prendere decisioni che tutelino i territori di confine. Sarebbe bene fare alcune azioni insieme con gli amici svizzeri”.

L’intervento di Franco Negri, coordinatore Gruppo di Lavoro Insubrico Rotary, ha messo al centro l’importanza del lavorare insieme. “Associarsi aiuta a non affrontare la realtà da soli. Uno dei nostri scopi è quello di avvicinare culture tra i popoli. Abbiamo venti club nella “città dei laghi” che guardano di qua e di là delle frontiere. La nostra aspirazione non è quella di restare in mezzo tra Zurigo e Milano ma avere una nostra identità”.

Il compito di presentare il progetto da un punto di vista urbanistico e sociale è stato di Alberto Mazzucchelli, ingegnere urbanista del Rotary club Varese Verbano:
”La Città dei Laghi è un dato di fatto e non una idea. La mobilità ne rappresenta un elemento costitutivo con le tante infrastrutture presenti. Abbiamo un urban network con due milioni di abitanti con una forte presenza di logistica e attività economica. È un territorio che invecchia a forte velocità con un bimbo ogni tre nonni. Una società che si sfilaccia con problemi sociali ed economici. Tanti i segnali che richiedono interventi. Non abbiamo ricette precostituite ma abbiamo una strada da percorrere per cercare una risposta a questa nostra città e deve partire dallo spazio pubblico che è un atto di speranza verso la società civile che ha portato al nostro benessere. Questo nostro progetto nasce per valorizzare le molte presenze. Le occasioni non mancano ma dobbiamo lasciarci stupire dalle proposte”.

Dopo i saluti e l’intervento di Mazzucchelli si è entrati nel merito del tema scelto per la serata, La Città dei Laghi (Como-Ticino-Varese): Un nuovo paradigma territoriale: opportunità o rischio? Coordinati da Antonio Franzi sono intervenuti i protagonisti del sistema economico di questa macro area con presidenti della Camere di commercio e degli industriali.

Gianluca Brenna, presidente Confindustria Como: “Da persona di frontiera non ho mai visto il confine come una barriera. Oggi però vedo molti più rischi che opportunità. Abbiamo ancora una crescita ma questa porta più problemi. Il tema dei frontalieri era un fenomeno che aiutava i territori e noi non avevamo carenza di personale. La nostra generazione sta andando in pensione e non è rimpiazzata e le conseguenze sono drammatiche. La frontiera è diventata vera e se non affrontiamo i problemi tra Ticino e province vicine sarà ancora più dura”.

Roberto Grassi, presidente Confindustria Varese: “Dobbiamo pensare a un piano strategico globale insubrico per rendere più attrattivo tutto il territorio. Abbiamo due sistemi paese molto differenti tra Italia e Svizzera, ma il tema della demografia è cruciale per tutti. Noi abbiamo individuato tre asset strategici: infrastrutture, formazione e attrattività dei territori. Abbiamo bisogno di avere più aiuti anche grazie all’ingresso in Zona C ossia territori che, a causa di performance economiche in discesa, tra cui il Pil pro-capite, possono accedere a risorse e incentivi maggiorati (tra il +10% e il +15%) per lo sviluppo. Una carta, di cui poco si parla, che dobbiamo, però, fin da ora prepararci a giocare. Dobbiamo farci trovare pronti quando avverrà la Revisione degli Orientamenti degli aiuti di Stato a finalità regionale in sede Ue, verosimilmente entro il 2027”.

Oliviero Pesenti, presidente AITI – Associazione industrie ticinesi: “Il progetto della città dei laghi è bellissimo e merita di esser portato avanti. La frontiera non ci permette di fare molte cose anche se viviamo in un territorio notevole. Insieme siamo una delle regioni più grandi d’Europa, ma la dogana non aiuta. Noi abbiamo bisogno della vostra manodopera. Se non avessimo gli 80mila frontalieri l’economia del Ticino sarebbe a zero. Abbiamo settemila sanitari italiani che lavorano da noi. Le nostre retribuzioni sono troppo alte rispetto a quelle italiane. Finché Berna e Roma non si parlano seriamente la collaborazione rimarrà una utopia. Il nostro progetto per Ticino 2032 richiede di riflettere su questi aspetti e il mercato del lavoro è prioritario. La nostra formazione riesce a mettere sul mercato 3000 persone all’anno. Ne escono 25000 nei prossimi anni. Come facciamo? Dobbiamo cominciare a fare qualcosa anche se sbaglieremo ma non possiamo stare fermi”.

Michele Rossi della Camera di commercio del Canton Ticino: “Gli accordi bilaterali sono attivi da 20 anni per accedere al mercato unico europeo. Sono sette accordi e quello che fa discutere di più è quello della libera circolazione delle persone. Negli ultimi 20 anni i frontalieri sono più triplicati e principalmente nel settore dei servizi. In Ticino la disoccupazione è del 2 percento. Ovvero abbiamo pieno impiego. L’immigrazione non ha generato problemi occupazionali per i ticinesi. L’altro tema caldo riguarda la preoccupazione del dumping salariale, ma la realtà è che i salari crescono. Meno che nel resto della Svizzera ma comunque crescono. La libera circolazione viene sfruttata dalla politica mettendo sempre in discussione l’ingresso degli stranieri”.

A chiudere gli interventi è stato Mauro Vitiello, presidente Camera di Commercio Varese: “La città dei laghi è progetto bellissimo ma irrealizzabile perché abbiamo sistemi troppo diversi dal punto di vista fiscale. Le retribuzioni lorde non sono tanto diverse, ma in Italia le tasse sono altissime. In Svizzera hanno un vero sostegno alle famiglie. Tutto questo ai ragazzi fa scegliere dove vivere. Abbiamo potenzialità, ma il progetto va gestito dalla politica centrale dei due paesi. Noi abbiamo una leva potente sulla qualità della vita sapendo che questa non si fonda solo sugli aspetti economici”.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 29 Settembre 2023
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