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La figlia di Borsellino a Saronno: “Il lavoro di mio padre era un atto di amore”

È uno dei messaggi che Fiammetta Borsellino ha voluto lasciare alle centinaia di persone, per la maggior parte studenti, che ha incontrato a Saronno nelle giornate del 22 e 23 febbraio. "Fare memoria vuol dire far camminare le idee di questi uomini attraverso le gambe delle generazioni future"

«La memoria non può essere un fatto sterile. Non mi importa venire qui dopo 30 anni a parlare di cose passate, se queste non hanno poi una ricaduta nel presente. È facile intitolare piazze ed aule, è molto più difficile dare delle risposte concrete e intraprendere una strada verso la giustizia, che non vuol dire punire semplicemente le persone che hanno fatto del male, ma capire perché si è arrivati a quel male. Non c’è una strada verso la giustizia che non passi dalla ricerca della verità e fare memoria vuol dire anche appropriarsi delle testimonianze di vita di determinati uomini affinché diventino patrimonio di un popolo. Vuol dire far camminare le loro idee attraverso le gambe delle generazioni future». 

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È uno dei messaggi che Fiammetta Borsellino ha voluto lasciare alle centinaia di persone, per la maggior parte studenti, che ha incontrato a Saronno nelle giornate del 22 e 23 febbraio.

La figlia del magistrato Paolo Borsellino, vittima della strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta e divenuto simbolo, con il collega Giovanni Falcone, della lotta alla mafia, ha infatti portato la propria testimonianza di vita agli alunni del Liceo Legnani e dell’Istituto professionale Antonio Parma e ad un Teatro Giuditta Pasta gremito di persone. Un’iniziativa promossa dai due istituti scolastici in collaborazione dell’amministrazione comunale della città.

La figlia di Borsellino a Saronno: "Il lavoro di mio padre era un atto di amore"

Borsellino ha parlato di diversi temi, tra cui la necessità non solo di perseguire e punire i criminali mafiosi, ma soprattutto di generare, in loro e nella società intera, un cambiamento positivo: «Non mi piace parlare di perdono, perché così fine a se stesso non porta a nulla. Mi piace parlare di cambiamento, della possibilità che una persona che ha fatto del male possa comunque riacquistare una dignità attraverso un percorso di cambiamento, che deve essere stimolato. Non mi sento meglio se so che queste persone sono in galera e che hanno “gettato via la chiave”. Credo che l’ideale che aveva mio padre di giustizia possa essere realizzato soltanto se lo Stato in cui viviamo possa essere capace di stimolare un cambiamento in queste persone, quindi con un adeguato sistema carcerario, in cui non ci sia un altissimo tasso di recidiva e di suicidi, che denotano un male profondo».

Uno dei passaggi salienti della testimonianza di Borsellino, è stato poi il racconto della solitudine vissuta dal padre nello svolgimento della propria attività di magistrato: «Il lavoro di mio padre è stato un atto di amore non solo nei confronti della sua città, l’amatissima Palermo, ma nei confronti di tutto l’intero paese, perché per molti anni si è preferito pensare che il problema fosse circoscritto soltanto a determinate regioni d’Italia e che dovesse riguardare soltanto giudici e magistrati. Non è così: per anni si è preferito pensare che non fosse un problema collettivo ed è questo che ha esposto questi uomini ad un maggiore pericolo. Mio padre diceva sempre “È la mafia che mi ucciderà, ma lo farà quando avrà avuto la completa certezza che io sia rimasto solo”».

L’invito infine a continuare a parlare della realtà delle mafie e ad educare le giovani generazioni alla legalità: «Vale la pena investire sui giovani. Le mafie si nutrono del consenso giovanile, verranno sconfitte sicuramente quando i giovani negheranno loro il consenso e questo può avvenire parlando di mafia per le strade, nelle piazze e dire apertamente da che parte stare. In questo percorso di condivisione che sto facendo sto avendo il privilegio e la fortuna di conoscere e confrontarmi con la parte sana di questo paese: siete voi, sono i ragazzi che sto incontrando in questi giorni. Questo lo considero l’ennesimo regalo che mio padre mi ha fatto».

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Pubblicato il 24 Febbraio 2022
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