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La donna cannone

di Abramo Vane

Il racconto della domenica

La mamma era incinta e aspettava due bambine, ma non nacquero due bambine, nacque Esmeralda, ed Esmeralda però valeva per due, e la mamma allora disfece quelle due tutine, e quelle due cuffiette e quelle due di tutto che aveva già confezionato, ed erano giusto giusto le misure per Esmeralda, e fin dai primi vagiti si capì che non era una bimba come le altre, e se ne stava tranquilla e mangiava ogni quattro ore, e faceva degli sbadigli da sembrare un leoncino, e anche quando si iscrisse alla classe prima le diedero un banco per due, e con la maestra in cattedra e lei nell’ultimo banco quei bambini si sentivano protetti, e non c’erano, come sempre capita, i soliti scapestrati che rovinano tutto, o forse sì, all’inizio ce n’era uno che faceva il galletto, ma Esmeralda lo aveva preso per una manina e quello aveva capito che gliela poteva stritolare come una noce e divenne subito ubbidiente, e anzi chiedeva il permesso per giocare durante la ricreazione, ed Esmeralda non dimenticò mai che la mamma aspettava due gemelle e mangiava e cresceva per due, e aveva diciotto anni quando passò dal paese un circo e per la prima volta vide Omero, l’amore della sua vita, e Omero era un ragazzetto della sua età ma era piccolo e magro, non più di quaranta chili, e raccoglieva la cacca degli elefanti durante lo spettacolo, ma anche lui aveva una parte da artista perché faceva l’imitazione di Charlot e ammaestrava le pulci… e da quel giorno, per alcuni anni, i due si scrissero lettere d’amore, lui immensi fogli perché non sapeva come esprimere tutto il suo amore, ed Esmeralda piccoli biglietti a forma di cuore con scritto dentro ti amo, e di parole ne diceva poche e piuttosto faceva i fatti, e così un giorno si unì al circo e sposò il suo Omero, e divenne la donna cannone, e ogni sera sotto la sua tenda si raccoglievano tanti bambini, lei gettava la sua lunga treccia e alcuni si arrampicavano fino alle spalle, due di qua e due di là, e altrettanti li teneva sugli avambracci, e alla fine era così piena di gioia che emetteva un peto formidabile, come una palla di cannone, e i bambini si rotolavano dal ridere, e dopo lo spettacolo quelli del circo sapevano che Esmeralda e Omero facevano un sesso sfrenato e anche le leonesse, gli elefanti e i cammelli erano impressionati da quelle grida di piacere… e questo è l’antefatto della storia il cui prosieguo tutti conoscono, di Esmeralda che fu riconosciuta la più famosa donna cannone nella storia dello spettacolo, e del tragico epilogo di quella sera, quando non buttò fuori dal corpo la gioia accumulata e morì soffocata, e del povero Omero che tutte le mattine va al cimitero e piange tanto perché ha due tombe da riempire con le lacrime e perché un amore così grande, prima di lui, nessuno lo aveva mai vissuto. Racconto di

Abramo Vane, illustrazione di Renato Pegoraro

I RACCONTI DELLA DOMENICA

di
Pubblicato il 19 Settembre 2021
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