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Miglino e Indelicato: “C’è treno e treno, ci sono bambini e bambini”

Le riflessioni dell'ex assessore alla Cultura e dell'ex consigliere comunale di Saronno all'indomani della presentazione del libro "Il treno dei bambini" di Viola Ardone, evento organizzato dall'associazione "Quattro passi di pace" e patrocinato dal Comune

Generica 2020

Le riflessioni dell’ex assessore alla Cultura Mariassunta Miglino e dell’ex consigliere comunale di Saronno Alfonso Indelicato all’indomani della presentazione del libro “Il treno dei bambini” di Viola Ardone, evento organizzato dall’associazione “Quattro passi di pace” e patrocinato dal Comune.

Abbiamo seguito con interesse, sia pure in sessione differita, la presentazione on line del libro “il treno dei bambini” di Viola Ardone, presenti l’autrice, il Vicesindaco e Assessore alla Cultura Prof.ssa Laura Succi, la partigiana Ivonne Trebbi e la Presidente dell’Associazione “Quattro passi di pace” organizzatrice dell’evento. L’iniziativa godeva del prestigioso Patrocinio dell’Amministrazione saronnese.

Sperando di arricchire la conoscenza di eventi e situazioni che nel libro fanno da sfondo alla toccante vicenda del giovanissimo Amerigo Speranza, proponiamo le considerazioni che seguono.
Nell’immediato dopoguerra un numero imprecisato di bambini napoletani, la cui famiglie versavano in condizioni di indigenza, vennero trasportati nel centro-nord su quelli che furono battezzati “treni della felicità” e ospitati per un tempo imprecisato presso famiglie in grado di provvedere ai loro bisogni.

L’operazione fu gestita dal Partito Comunista Italiano, e in particolare dall’organizzazione femminile del partito, l’Unione Donne Italiane.

Gli interventi dei protagonisti dell’incontro hanno toccato alcuni aspetti della situazione e della temperie storica, ma naturalmente non potevano affrontarli tutti. A noi viene in mente un altro treno: quello che nel febbraio 1947, proveniente da Ancona, trasportava verso Bologna centinaia di esuli istriani, fra i quali anziani e bambini. Già ad Ancona l’esercito aveva dovuto schierarsi a loro protezione, per evitare l’aggressione di militanti comunisti, ma gli episodi più spiacevoli avvennero nella stazione bolognese.

Qui ferrovieri della CGIL e militanti del partito avvisarono che se il treno si fosse fermato per rifocillare i profughi, il transito di tutti i treni sarebbe stato bloccato. All’arrivo del convoglio furono lanciati sassi e gettate fra le rotaie le vettovaglie raccolte da organizzazioni caritatevoli: perfino il latte destinato ai bambini fu versato fra i binari. Infine il treno dovette partire per Parma, dove le associazioni cattoliche e la CRI avevano organizzato l’assistenza.

C’è treno e treno dunque, ma soprattutto ci sono bambini e bambini. Quelli provenienti dalla Campania meritavano aiuto, quelli vissuti nelle straziate regioni orientali, no. Confessiamo che non abbiamo potuto fare a meno di pensare, per associazione di idee, a quest’altra vicenda abbastanza simile a quella che fa da cornice storica al libro della Ardone, avvenuta nello stesso periodo storico, con gli stessi attori (i militanti del PCI) ma con un significato profondamente diverso, anzi opposto.

Avremmo anche gradito dai protagonisti dell’incontro qualche spunto sulle vicende personali dei bambini campani, al di là di quelle, opera di fantasia, del piccolo Amerigo. Come avevano vissuto la separazione dalle famiglie d’origine, probabilmente non voluta, improvvisa e durata poi, in alcuni casi, lunghi anni? L’impatto con i nuovi nuclei familiari, con la nuova realtà, quali problematiche aveva provocato? E il ritorno, con quale ansia era stato vissuto?

Su questo argomento, in verità, aleggia una spessa nebbia anche nelle fonti, almeno stando a quanto abbiamo potuto frettolosamente leggere in questi giorni. Certamente l’autrice si sarà documentata su questi aspetti dei fatti storici, ma nel corso della rievocazione dai toni un po’ oleografici un po’ nostalgici non ne ha fatto cenno.

Infine, ci riesce difficile pensare che gli stessi ambienti politici capaci di tanto cinismo nei confronti di italiani piccoli e grandi cacciati dalla persecuzione anti italiana dalle loro case, inibendo loro il cibo e il riposo, mettendoli in cattiva luce (perifrasi eufemistica) sulla propria stampa, potessero organizzare i “treni della felicità” per puro spirito solidaristico. Temiamo che la motivazione profonda fosse più pragmatica, in quella fase storica in cui cadevano le illusioni frontiste e si preparavano le elezioni del ’48. Come a un certo punto si è lasciata sfuggire anche una delle protagoniste dell’incontro.

Mariassunta Miglino
Alfonso Indelicato


Il video dell’evento in streaming

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 15 Marzo 2021
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