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Non si ferma al posto di blocco, inseguito dai carabinieri si suicida in un capannone ad Origgio

Il corpo di un 28enne di Desio è stato trovato all'interno di un'azienda dell'area industriale del paese dopo un inseguimento da parte di una pattuglia che aveva cercato di fermarlo per un controllo

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Inseguito dai suoi fantasmi e dai Carabinieri, trova rifugio in un’azienda che ricicla vetro a Origgio ma dopo qualche ora si scopre che si è tolto la vita, impiccandosi ad un macchinario con la cintura dei pantaloni. È accaduto nella notte tra il 3 e il 4 gennaio ad Origgio, al termine di un inseguimento da parte dei Carabinieri nei confronti di un ragazzo di 28 anni residente a Desio (MB) che non si era fermato ad un posto di blocco.

La vicenda, ricostruita da Il Giorno, presenta diversi punti oscuri in quanto il giovane quella sera aveva chiamato il padre che risiede a Legnano, annunciando che era inseguito, che aveva paura che volessero ucciderlo e che si sarebbe recato da lui ma non è mai arrivato.

Il genitore, comprensibilmente preoccupato, ha provato a raggiungerlo nel posto che il figlio gli aveva indicato in un secondo messaggio ma, nella zona di Rescaldina, ha incrociato una pattuglia dell’Arma ai quali ha chiesto aiuto. I militari lo hanno invitato a presentarsi alla caserma di Desio dove ha trovato la Bmw sulla quale viaggiava il figlio. Poco dopo è venuto a sapere del ritrovamento del corpo del ragazzo in una ditta che lavora il vetro nella zona industriale di Origgio.

Il sostituto procuratore di Busto Arsizio Susanna Molteni, di turno quella notte, ha disposto l’autopsia che avrebbe dato un primo esito secondo il quale non ci sarebbero dubbi che la morte sarebbe avvenuta in seguito all’impiccagione e – dall’analisi delle telecamere di sorveglianza dell’azienda e della zona – non sono emersi elementi che possano far pensare all’intervento di terze persone all’interno dello stabile.

Da chiarire, comunque, il perchè di un simile gesto per un ragazzo che viene descritto come persona normale (anche se risulta un precedente per guida in stato di ebbrezza e conseguente ritiro della patente), con un lavoro e un viaggio da organizzare.


Molte persone trovano difficile e imbarazzante parlare di suicidio: può essere forte il senso di vergogna che può accompagnare questi pensieri. Ancora più forti possono essere queste emozioni se si pensa di confidarsi con parenti e amici. Potrebbe risultare più facile parlarne con chi non è coinvolto direttamente. Se sentite di aver bisogno, potete chiamare il Numero Verde 800 334343, attivo h24: è il servizio Inoltre attivato da Regione Veneto (alla risposta c’è un breve messaggio registrato, subito dopo risponde l’operatore). Un altro servizio è quello di Telefono Amico

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 12 Gennaio 2021
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