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Combattere il ritiro sociale, a Saronno ci pensa “La città di Smeraldo”

Il fenomeno dell’hikikomori coinvolge in Italia un numero crescente di giovani. A Saronno è l’associazione La Città di Smeraldo a fornire supporto ad adolescenti e famiglie afflitti da questa particolare forma di disagio sociale

Generico 2018

Hikikomori è una parola giapponese che letteralmente significa “stare in disparte”. Indica una forma di disagio sociale che riguarda in particolare modo giovani dai 14 ai 30 anni. Secondo stime non ufficiali, in Italia sarebbero oltre 100 mila i casi di hikikomori.

A Saronno è l’associazione La Città di Smeraldo che si occupa di questa tematica. Venne fondata nell’aprile 2018 da una ventina di professionisti, come spiega Lorena Uboldi, presidente dell’associazione: «L’associazione nasce con l’obiettivo di creare un servizio per la città che fosse rivolto agli adolescenti e che ancora non avesse trovato una risposta dal territorio». Ha sede all’interno della Fondazione Casa di Marta e grazie al lavoro di cinque terapeuti fornisce assistenza a famiglie e adolescenti che vivono questa particolare forma di disagio giovanile.

Hikikomori viene tradotto in italiano come “ritiro sociale” ed è una forma silenziosa di ribellione sociale. Si tratta di giovani, per lo più ragazzi, molto intelligenti e sensibili che decidono di rifugiarsi nella propria cameretta, tagliando i contatti diretti con il mondo esterno. Sono adolescenti che smettono di andare a scuola e che spesso chiudono i rapporti anche con i propri genitori, uscendo dalla propria camera solo per mangiare o addirittura a volte neanche per quello.

«Le ragioni del ritiro sociale sono riportabili a delle condizioni che l’adolescente si è trovato a vivere prevalentemente in ambito scolastico, ma non solo – spiega il dottor Mauro Pasqua, psicoterapeuta dell’associazione – anche online o con degli amici. In un qualche modo la competizione con gli altri è diventata una competizione assolutamente perdente. Il ragazzo inizia a sentirsi a disagio in mezzo agli altri, perché magari non è brillante nello sport, la scuola non va benissimo e comincia quindi a provare vergogna per un qualche cosa, per un insuccesso che lui sente suo».

Le ragioni che portano un adolescente a ritirarsi dalla società possono essere molteplici. Spesso si tratta di ragazzi con una famiglia molto presente alle spalle. Crescono con un io narcisistico che li vede sempre al centro dell’attenzione all’interno della famiglia, ma nel momento in cui poi nell’adolescenza si scontrano invece con un mondo un po’ più duro, con la scuola, con delle realtà competitive, con i modelli di bellezza e di successo che impone la società, allora lì sperimentano un forte senso di inadeguatezza, di impotenza e di fallimento e maturano la voglia di fuggire dal mondo.

Nella maggioranza dei casi di ritiro sociale c’è una connessione ad internet che però non ne è la causa, ma una conseguenza, come spiega il dottor Pasqua: «In certi casi internet è l’unica forma di contatto esterno che questi ragazzi conservano, quindi potrebbe anche essere in qualche modo una via di uscita. Rimangono in connessione con gli altri, ma solo ed esclusivamente attraverso il mezzo tecnologico. Questo permette loro di continuare ad essere in relazione con gli altri attraverso il gioco online senza avere un rapporto diretto in cui c’è di mezzo il corpo e allo stesso tempo di presentarsi come vogliono. Togliere la possibilità di mantenere una relazione, seppur indiretta, con i coetanei, porterebbe a delle condizioni psichiche più gravi perché si andrebbe incontro ad un isolamento assoluto».

Sensibilizzazione sulla tematica e assistenza a famiglie e adolescenti che si trovano a dover convivere con questa forma di disagio sociale sono i due principali scopi dell’associazione. Nel 2019 sono state diciassette le famiglie seguite dai professionisti della Onlus: gli psicoterapeuti aiutano ragazzi e ragazze a guardare il problema con occhi diversi, per poi accompagnarli in un percorso di risocializzazione, partendo dall’inserimento in piccoli gruppi. Un obiettivo importante che l’associazione si è data è quello di portare questa tematica all’interno delle scuole del territorio, per informare e sensibilizzare adolescenti e professori.

Valentina Rizzo
valentina.rizzo@varesenews.it
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Pubblicato il 26 Maggio 2020
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