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Non diamo i numeri

Abbiamo scelto di non pubblicare informazioni sui singoli casi dei contagiati al coronavirus. Rendiamo noti quelli che vengono dichiarati ufficialmente dai sindaci. Nell'articolo spieghiamo il perché di questa posizione

numeri

Ogni tardo pomeriggio tra le 17 e le 18 arrivano i dati della Regione Lombardia e quelli della Protezione civile a livello nazionale. Ci fanno avere delle sintesi, ma circolano anche materiali più dettagliati, alcuni dei quali permettono di avere una geolocalizzazione più o meno precisa. Un modo per poter fare quasi un “censimento” sui contagiati.

Noi abbiamo deciso da subito, fin dai primi casi, di non diffondere questi numeri che sembrano una macabra conta paese per paese. Pubblichiamo notizie quando il sindaco rende note le informazioni. C’è una procedura ufficiale che tiene in connessione alcune istituzioni e per la parte sanitaria i due soggetti sono l’Ats e il primo cittadino della città.

Sappiamo bene che circolano informazioni diverse tra cui una mappa precisa che dipinge la situazione a livello provinciale e comunale. Un lavoro fatto con le migliori buone intenzioni, ma che si presta a diversi problemi e ve indichiamo subito un paio. Troverete un contagio a Gazzada Schianno, ma la persona coinvolta non vive lì, ha ancora la residenza, ma non il domicilio. Questo significa che la presa in carico del soggetto non è in capo al sindaco Trevisan, ma a qualcun altro. La stessa cosa è successa a Fagnano Olona. Una cosa più bizzarra è capitata tra Gerenzano e Tradate dove ognuno si rimpallava il soggetto.

Ognuna di queste informazioni circola alla velocità della luce e i cittadini si spaventano, si attivano e in qualche caso vanno anche oltre e denunciano il sindaco. Si generano paure, quando non addirittura la caccia all’untore. Perdiamo tutti del gran tempo (direte: pazienza, tanto ne abbiamo. Magari vale per qualcuno, non certo per gli amministratori e nemmeno per noi che abbiamo la responsabilità di informare correttamente).

Poi c’è un secondo piano, ancora più delicato. Pensiamoci bene, cosa ci cambia sapere che c’è un caso nel nostro comune? In parte ci tranquillizza, ma è follia pensare di essere esenti perché il virus non è ancora entrato nella conta di un report.

Non si può abbassare la guardia ancora per un bel po’ di tempo. Nello stesso modo non si può chiedere a gran voce nomi e cognomi e dettagli di un caso, perché come avete letto prima, spesso non c’entra nemmeno niente con la comunità di riferimento.

Allora non diamo i numeri e vale anche nell’altro senso. “Siate responsabili perché abbiamo bisogno di ognuno di voi”. Non conta chi lo ha detto, ma è una profonda verità. Usciremo insieme da questo momento difficile. Potremo uscirne anche migliori, a condizione di non dare i numeri e restare stupiti di fronte alla dolcezza dei bambini che stanno colorando le vie, le case, le bacheche digitali.

Restiamo a casa e guardiamo gli altri con gesti di cura. Ognuno di noi potrebbe essere l’untore. Non chiederemmo premi, ma una giusta cura e qualche attenzione senza gesti ostili.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it
La libertà è una condizione essenziale della nostra vita. Non ci può essere libertà senza consapevolezza e per questo l’informazione è fondamentale per ogni comunità.
Pubblicato il 12 Marzo 2020
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