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De Marte: “Non era un estorsione ma un problema di lavoro”

Accusato di aver costretto con minacce e intimidazioni il titolare di un'officina a lavare e riparare i suoi camion si è difeso dalle accuse rispondendo alle domande del pm Addesso

tribunale busto arsizio

Francesco De Marte ha parlato oggi, durante l’udienza del processo che lo vede imputato di estorsione nei confronti del titolare di un’officina meccanica di Gerenzano: «Dite le cose come stanno,avete scambiato un problema di lavoro per un estorsione. Io non ho mai estorto niente a nessuno» – è stata la sua difesa davanti al pubblico ministero Pasquale Addesso che ha già ottenuto numerose condanne nell’ambito del processo con rito abbreviato e con i patteggiamenti per l’operazione San Marco, eseguita nel marzo del 2014 dai carabinieri di Saronno portando alla luce un’associazione a delinquere dedita allo spaccio di stupefacenti, alle estorsioni e alle rapine.

De Marte ha risposto alle domande del magistrato anche se non a tutte ma ha fornito la sua versione dell’estorsione contestata: «Sin dal 2007 ho portato i camion delle mie ditte all’officina di Gerenzano e il titolare ha sempre voluto i soldi in nero – ha detto – parliamo di 30-35 mila euro che ho pagato regolarmente fino al 2010 poi da agosto di quell’anno abbiamo avuto una discussione per un lavoro su un camion: mi ha chiesto 6 mila euro per una serie di pezzi che ha cambiato al camion e che io non ritenevo si dovessero sostituire. Ho anche provato a cercare un accordo con lui facendomi scontare i 2500 euro che non gli avevo ancora pagato per una precedente riparazione ma lui non ha accettato».

Nessuna violenza, nessuna intimidazione secondo il De Marte: «Non ho mai avuto una pistola e non sono mai andato a minacciare il titolare nel 2007 – ha detto al pm – nel 2010 e nel 2011 non ho minacciato ne preso a calci nessuno». Una testimonianza che cozza con quelle rilasciate dai testi dell’accusa nelle precedenti udienze, i tre dipendenti dell’officina che si sono susseguiti hanno tutti confermato (anche se con inspiegabili vuoti di memoria in alcuni casi, ndr) il clima di sopraffazione che De Marte e i suoi autisti imponevano ogni volta che si presentavano al capannone.

Quando il pm ha ricordato le sue precedenti condanne (gli incendi ai camion del 2010, l’evasione dai domiciliari e i proiettili che gli sequestrarono i carabinieri di Sanremo, gli spari alla serranda di una pizzeria, tutti reati per i quali ha patteggiato o è stato condannato in primo grado) De Marte ha ammesso solo un incendio: «Sono colpevole solo di un incendio per il quale ho anche risarcito i danni e dell’evasione ma perchè dovevo aiutare i miei nipoti» – ha detto ai giudici del collegio. Non ha saputo, invece, spiegare come da un anno all’altro il suo reddito è cresciuto di oltre 400 mila euro nelle dichiarazioni dei redditi e l’intercettazione ambientale in carcere del 5 luglio 2014 nella quale parla con la moglie della sua linea difensiva: «Dobbiamo fargli credere che quel litigio era dovuto ai pezzi sbagliati del camion» – dice De Marte.
Nella prossima udienza toccherà al controesame della difesa, rappresentata dagli avvocati Cesare Cicorella e Francesca Cramis.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 11 Marzo 2015
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