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Proserpio: «Io, l’Obama di Saronno»

Incontro con il candidato sindaco della lista civica Tu@ Saronno, sostenuta anche da Saronno Futura e Italia dei Valori, tra esperienza politica e innovazione tecnologica

 

Ha 63 anni e ha una lunga esperienza politica, da otlre 40 anni e come lui stesso definisce a “fasi alterne”. Angelo Proserpio è stato consigliere comunale a Saronno negli anni ’80, ha ricoperto anche la carica di assessore, nel 2001 è stato candidato alla camera per l’Ulivo. Sposato con Angela Ferrario, ha tre figlie e da sempre lavora come avvocato a Saronno dove è attivo nel mondo dell’associazionismo. Oggi è presidente della Società storica saronnese. Con le imminenti elezioni amministrative ha deciso di non far parte di alcun partito politico, ma di fondare come indipendente una propria lista civica, Tu@ Saronno, che ha poi ricevuto l’appoggio dell’altra lista civica presente da cinque anni in consiglio comunale, Saronno Futura, e di Italia dei Valori. Blog, sito, facebook, ha mosso una campagna molto multimediale, più di altri candidati, sfruttando al massimo le potenzialità della “rete”.
 «Non ho tessere di partito – spiega Proserpio -. Ho deciso di presentarmi da solo perché il mio obiettivo era quello di coinvolgere i giovani che sapevo attivi nel mondo del volontariato e del sociale, di avvicinarli alla vita amministrativa. Nessuno può fare il volontario per tutta la vita, bisogna mettersi in gioco. Questi giovani non volevano però aderire a nessun partito e mi hanno chiesto di rappresentarli. Mi sono guardato in giro e ho accetto questo compito di “traghettatore”». (tutti i candidati e le news elettorali di Saronno)
 
Si aspettava il risultato con tre diverse liste che la sostengono?
«Devo dire che lo speravo. Sono stato felice di vedere una risposta così ampia. È stato decisivo l’appoggio dall’ex partigiano Bruno Brunetti, che si è fatto portavoce di tutto quello che ho fatto in questi 40 anni, mi ha sostenuto e convinto a candidarmi. Sono fiero di averlo in lista».
 
Il nome della sua lista, con la “@” al posto della “a”, ha un chiaro riferimento a internet e alle nuove tecnologie. Cosa vorrebbe portare a Saronno su questo argomento?
«La novità della lista non è solo rappresentata dalla giovane presenza anagrafica dei suoi componenti, ma da coloro che possono dare un grande contributo a una possibile amministrazione con lo sfruttamento delle nuove tecnologie. La squadra di giovani che mi sostiene mi ha dimostrato come il loro modello sia Obama, anche dal punto di vista della comunicazione. E io ne sono fiero, mi sento l’Obama di Saronno. Loro hanno delle professionalità che si adattano perfettamente a ogni settore e intervento. Con tutti è stata creata una vera squadra».
 
Passiamo al programma. La prossima amministrazione dovrà stendere il Piano di Governo del Territorio. Quale linea utilizzare?
«Innanzitutto ci vuole la massima partecipazione dei cittadini a questo tema. Poi ci vuole la presa d’atto che lo sviluppo urbanistico e ridottissimo. Abbiamo solo la carta delle aree dismesse. L’assetto della città del domani è una questione diversa e fa riferimento a tre verbi molto importanti: connettere, prevedere, contestualizzare. Un politico deve fare queste tre cose. Malpensa è un esempio di come tutto ciò non sia stato fatto».
 
Saronno è al centro di tre province, quasi quattro con la futura Monza. Quale identità ha oggi la città? Come consolidarla o rinnovarla?
«Saronno ha ancora una sua identità, nonostante non sia sostenuta a livello istituzionale da decenni: non abbiamo rappresentanze a livello regionale o nazionale. Per Varese siamo il peduncolo che sta a sud, abbiamo problemi più legati alla provincia di Milano. Bisogna saltare subito sul carro dell’area metropolitana milanese, per essere coinvolti in operazioni come quella dell’expo. Come provincia di Varese, purtroppo, ne siamo solo tangenzialmente informati, ma praticamente ne siamo direttamente coinvolti. Tanto che in vista dell’Expo ho messo nel mio programma che si faccia un collegamento della metropolitana Rho-Saronno».
 
Ma chi pagherebbe tutto ciò?
«È una proposta in prospettiva. Va bene le feste in piazza, le animazioni, ma questa città deve imparare a riflettere più spesso, più intensamente sul proprio futuro. Anche per il progetto di interrare la ferrovia da Caronno a Cislago ci vogliono circa 800 milioni di euro, il 5 per cento dei soldi stanziati per l’Expo. È chiaro che sia un progetto molto ambizioso, ma bisogna che se ne inizi a parlare oggi per vederlo realizzato tra vent’anni. Questa città deve imparare a riflettere di più sul proprio futuro, deve creare più progettualità. Dietro all’interramento non ci sta quell’interesse economico immediato, ma un interesse pubblico fondamentale: Saronno è la seconda città della Lombardia come nodo ferroviario, con un pendolarismo di seconda mano che non ha nessun altra città».
 
A metà strada tra Milano e Malpensa, Saronno è diventata sempre più una città multietnica. Come affrontare questa realtà? Cosa fare?
«Ci dobbiamo chiedere quali siano le ragioni per cui arrivano a Saronno. C’è un modello di sviluppo legato alla richiesta di manodopera non qualificata e flessibile delle aziende edili. Se ci fosse un modello di sviluppo economico fondato sulle attività di ricerca, formazione e innovazione, l’operaio straniero non verrebbe con la frequenza di oggi. Ci sarebbe qualche posto di lavoro in più per i nostri laureati. Quindi, serve modificare questo modello di sviluppo, anche perché più di tanto l’edilizia a Saronno non potrà dare. Aree dismesse a parte. Poi è fondamentale l’accoglienza degli immigrati di seconda generazione, che siano integrati nelle attività delle scuola. Inoltre, le associazioni di volontariato devono essere presenti anche negli stessi immigrati per poter essere coinvolti nella vita della città. Una provocazione: se dobbiamo fare le ronde, le facciamo con gli immigrati».
 
Due amministrazioni Gilli. Come giudica gli ultimi dieci anni di governo cittadino? Quali critiche?
«I primi cinque anni c’è stato un grande attivismo, grazie ai fondi che aveva lasciato in eredità la giunta di centrosinistra di Tettamanzi. Fondi con cui Gilli ha fatto molto movimento e si è fatto vedere. Anche lui si è ben guardato dal toccare il piano regolatore. Gli ultimi cinque anni sono stati ordinaria amministrazione tinteggiati da spaccature interne alla maggioranza che gli hanno impedito di amministrare. L’ultimo anno è stato disastroso, anche alla luce delle condizioni della finanza pubblica. Questo, però, si è riflesso sulla demotivazione di Giunta e Sindaco. Di solito un comune si fa notare sotto elezioni perché asfalta le strade. A Saronno ci sono ancora buche pericolose in molte zone. Gilli è finito in decrescendo nettissimo».
 
Palazzo Visconti è l’edificio più antico della città, distrutto da un incendio due anni fa. Oggi inutilizzato. È una priorità il suo recupero? Dove trovare i fondi?
«Che sia una priorità è indubbio. I soldi si possono trovare, ma prima di tutto si deve pensare cosa farne. Serve un’indagine mirata sul bisogno pubblico della struttura, tenuto conto che risale al 1600. Deve essere il contenitore di attività leggere, delle relazioni tra le persone. Non solo, ad esempio, la biblioteca tradizionale, ma un punto incontro, lettura, informazione, ritrovo. Questo favorirebbe un uso di palazzo Visconti senza una spesa di mantenimento eccessiva».
 
Secondo lei chi la voterà?
«Sono coloro che mi conoscono da 40 anni. Sono un po’ un poeta: i poeti distinguono per essere coloro che non fanno niente, ma che almeno non producono danni. Qualcuno potrà dire che non ho fatto nulla, ma per quello che ho fatto credo di aver lasciato una buona immagine di me stesso, anche ai giovani, come si vede dalla loro presenza nella mia lista».

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 01 Giugno 2009
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