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“Ronde per la sicurezza, più efficaci i Nonni amici”

Il candidato sindaco indipendente Angelo Proserpio interviene sul tema nazionale portando ad esempio la consolidata esperienza cittadina

 
La ronda è il servizio che compie un drappello di uomini armati che hanno compito di vigilanza e di perlustrazione. Ora, il fatto che nel decreto legge che sta per essere varato dal Governo le ronde vengano definite “associazioni tra cittadini non armate”, la dice lunga su quanto la norma sia improvvisata e imprecisa anche nella definizione. Se è vero che al posto delle armi ci saranno i telefonini, allora il termine ronda serve solo a evocare un significato intimidatorio quanto basta per tranquillizzare quelli che sono a metà strada ed entusiasmare il proprio elettorato. La sicurezza però è un’altra cosa. Pensiamo intanto ai regolamenti e alle precisazioni di non semplice stesura e di ancor più difficile applicazione che complicheranno il lavoro delle già scarse forze dell’ordine. Pensiamo alla distribuzione delle competenze fra prefetti, sindaci, carabinieri, polizia locale, pubblica sicurezza, militari. Immaginiamo che nella ronda ci siano delle teste calde: quanto conterà la sensibilità o la tempra di ciascuno nel valutare le diverse situazioni. Si metteranno d’accordo fra di loro oppure ognuno farà di testa sua? Avranno direttive nazionali oppure locali? Saranno anche in curva sud negli stadi?
E’ vero che in giro si sente una grande percezione dell’insicurezza, ma non si trasmette tranquillità alzando demagogicamente ogni volta il tono delle parole. E’ vero che gli stupri di questi ultimi giorni hanno avuto ampio risalto sui media, ma non si fa una legge sull’onda dell’emozione di singoli episodi. Da quando questo Governo si è insediato, non si contano i provvedimenti emanati a nome della sicurezza. Ma non sarebbe meglio se si incominciasse a far partire una campagna per sviluppare il senso civico e il dovere di impedire o almeno denunciare i reati? Nel recente stupro di Bologna, diverse persone hanno visto e hanno tirato diritto, non credo che non avessero la possibilità, non dico di intervenire, ma almeno di dare l’allarme.
Sono tanti gli esempi che si possono fare per dimostrare che le regioni e i comuni hanno già i poteri per allestire servizi di sicurezza complementari a quelli delle forze dell’ordine. In Lombardia la Regione concorre con gli enti locali alla realizzazione di progetti finalizzati a garantire la sicurezza urbana. Cito due esempi in atto da anni: i City Angels a Milano e i “Nonni amici” a Saronno. Nulla impedisce che le modalità si perfezionino e si dia vita anche ad accordi diretti di quartiere come avviene in Inghilterra.
Può essere però che questa ostinazione a trattare il tema della sicurezza con termini così suggestionanti nasconda l’equazione tra criminalità e immigrazione che giustamente venerdì scorso Gianfranco Fini ha definito “odiosa”. Il Presidente della Camera ha ammonito a usare “lucidità e serenità”, perché “non c’è alternativa all’integrazione”. Un consiglio da sottoscrivere pienamente perché come sempre è dal basso, nelle comunità locali, che deve formarsi quel tessuto sociale capace di controllare e ridurre la violenza.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 24 Febbraio 2009
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