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Giovani Padani: “Togliamo via Togliatti”

L’analisi storico politica del movimento che lancia anche una provocazione

riceviamo e pubblichiamo

La "A" degli anarchici è comparsa ad imbrattare il monumento ai martiri delle foibe. Cosa può significare questo gesto: “Forse che si vuole negare l’eccidio? Forse si insinua che quelli scolpiti siano nomi inventati, che niente sia veramente successo, che quella Pietra non abbia alcuno scopo commemorativo? Non ci furono vittime, né colpevoli?”.
”Se non che, poveri loro, approdano un po’ tardi tra le fila dei compagni che per decenni sono riusciti ad "infoibare" le atrocità delle foibe: ormai ci sono studi, documenti e testimonianze dirette che hanno svelato vicende drammatiche e particolari agghiaccianti di quell’orrore che si è consumato nell’Istria intorno alla fine della Seconda guerra mondiale, dove i compagni italiani, primo fra tutti Palmiro Togliatti, si resero complici delle operazioni che dovevano portare alla realizzazione del progetto dell’Internazione comunista. Questo grande progetto doveva trovare compimento ad ogni costo, anche a sacrificio dei connazionali, (parola vuota per un cosmopolita, quale si professava il compagno italiano dell’epoca). A quanto pare, però, non la pensavano così i compagni jugoslavi, per i quali la nazionalità di appartenenza era un forte fattore discriminatorio e per gli Italiani dell’Istria valeva la condanna a morte; quella condanna disumana che si consumava nelle foibe, appunto: molti Italiani venivano legati tra loro con una corda e poi messi sul ciglio di una fossa profonda; i compagni di Tito sparavano al primo che, cadendo, trascinava tutti gli altri nella fossa, dove venivano lasciati morire tutti con una interminabile agonia. Ma questo era il lacerante segreto che dovevano conservare i profughi italiani dall’Istria, ai quali era cucita addosso l’infamante nomea di "fascisti in fuga", da parte dei compagni (Treno della vergogna).

Compagni capeggiati da uno dei padri della Costituzione italiana, da molti definita patrimonio prezioso e intoccabile della nazione, perché forgiata dalle menti e dalle coscienze democratiche e votate al bene della Repubblica e del suo popolo. Questo loro capo era Palmiro Togliatti, uno dei padri della Costituzione italiana, ma anche un complice di Tito, votato alla realizzazione del progetto dell’Internazionale comunista…insomma un "Grillo parlante" o uno alla "Gatto e Volpe"? A quanto pare, egli ha saputo vendersi alla maggior parte dei suoi contemporanei come il primo, cioè come la voce della coscienza del popolo italiano, quello che sa indicare la strada giusta per il bene della Repubblica. Ma la Storia giudica, si sa e, prima o poi, i nodi vengono al pettine: "ai posteri l’ardua sentenza". L’orrore delle foibe testimonia che la vera aspirazione di Togliatti risiedeva nel disegno di uno Stato comunista universale, non nella Repubblica italiana, altrimenti non avrebbe tollerato l’eccidio di migliaia di connazionali a scapito del primo obiettivo. Ma possiamo anche dire che Togliatti fu il "gatto" e non la "volpe", perché Tito è riuscito a far prevalere, insieme al progetto comunista, anche quello nazionalista jugoslavo, che faceva leva sull’odio verso gli Italiani, fomentato in precedenza dalla politica fascista di nazionalizzazione forzata delle popolazioni autoctone e dall’aggressione militare italo-tedesca contro la Jugoslavia del 1941.
A Saronno,a testimonianza di tutto ciò, ci sono i nomi di alcune delle vittime di questo orrore scolpiti sul monumento che le vuole commemorare e onorare. Chi imbratta questa Pietra -commenta la leghista Restelli- commette di nuovo atti deplorevoli verso queste persone e i loro familiari, perché schiavo di utopie deliranti già sconfitte dalla Storia. Non molto diverso è permettere l’intitolazione di una via al principale complice italiano degli orrori delle foibe: non ha senso condannare l’atto vandalico contro il monumento e lasciare via Togliatti.
La Lega saronnese perciò, come aveva già fatto nel maggio 2003 con una mozione in Consiglio comunale, chiede di nuovo al Sindaco Gilli di rimuovere l’indegna intitolazione della via a Togliatti. Sarebbe ora -spera Daniela Restelli- che questo doloroso campo venisse sgomberato dalle doppiezze e dalle ambiguità, per il rispetto e per la giustizia che si deve a quelle vittime.
Ma gli anarchici si sono resi protagonisti, nella stessa notte, di altri atti vandalici a danno del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli, luogo di sentimento religioso, oltre che patrimonio culturale e artistico dei Saronnesi. Sarebbe ripetitivo i-conclude Daniela Restelli- indagare nuovamente le condizioni mentali che hanno portato gli autori a compiere tale deplorevole gesto. Tuttavia è doveroso condannare l’atto e ribadire la posizione a sostegno della libera manifestazione della religiosità cattolica, di cui il clero è interprete e a favore del rispetto e delle conservazione del patrimonio culturale e artistico della città.

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 18 Febbraio 2009
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