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Inquinamento e bonifica dell’area Ex Isotta-Fraschini, Vivaio Saronno intervista Luca Pizzi

Dai tempi di bonifica ai contaminanti principali presenti nell'area. Il geologo Luca Pizzi racconta i lavori di caratterizzazione geologica iniziata nell'ex Isotta Fraschini

Generica 2020

Sui profili social di Vivaio Saronno è stata pubblicata l’intervista al geologo Luca Matteo Pizzi, che sta seguendo i lavori di caratterizzazione geologica dell’ex area industriale Isotta Fraschini, iter che dovrà precedere l’inizio dei lavori di bonifica.

Sui tempi di bonifica Pizzi ha spiegato che sono dettati dagli enti di controllo (Comune, Arpa e provincia) e che «sono abbastanza lunghi e purtroppo sono legati anche dai tempi tecnici delle amministrazioni. Il lasso temporale va dai 10 ai 15-18 mesi».

Riguardo le contaminazioni principali presenti nell’area è stato spiegato che già durante le prime attività di ispezione condotte agli inizi degli anni 2000 era stata individuata una contaminazione dovuta a metalli pesanti, tra cui principalmente l’arsenico. «Bisognerà capire se è una contaminazione indotta o se è una contaminazione di fondo che è dovuta alla natura dei terreni che costituiscono il fondo dell’ex Isotta Fraschini – ha spiegato il geologo – . Avevamo anche una serie di serbatoi interrati che sono già stati rimossi e che hanno prodotto una contaminazione ad opera di idrocarburi che si spinge anche abbastanza in profondità, quindi nel loro insieme i contaminanti tipici dell’ex Isotta Fraschini sono metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze organiche».

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L’INQUINAMENTO IDRICO

Pizzi spiega che dai primi accertamenti sembrerebbe che la contaminazione delle acque di falda non sia dovuta alle contaminazioni rilevate nei terreni dell’ex fabbrica: «Nel caso dell’Isotta Fraschini ancorché la qualità delle acque di falda non sia eccelsa, sembrerebbe non esserci una correlazione diretta tra la contaminazione rilevata nei terreni e la qualità delle acque di falda che scorrono al di sotto dell’area ex Isotta Fraschini. Sembrerebbe che la contaminazione delle acque di falda arrivi da aree esterne, quindi poste sopra gradiente all’area stessa».

LA BONIFICA DEL PARCO

Bisognerà metter mano anche all’area boschiva di circa 65 mila mq, intatta da oltre mezzo secolo, presente all’interno dell’ex fabbrica. «La problematica di una bonifica su un’area intensamente vegetata che sia bosco o no è legata al fatto che per poter fare una bonifica devo per forza arrivare sul terreno, scavarlo, inserire eventualmente dei macchinari per fare determinati tipi di bonifica on site oppure messa in sicurezza con la messa in opera di teli. La fitta vegetazione non si sposa bene con questa necessità. Se non facessi questo intervento di bonifica manterrei un parco, ma un parco contaminato e se i valori di contaminazione sono quelli che sono stati verificati nell’ambito delle prime attività di caratterizzazione sarebbe un bosco non fruibile, quindi nessuno avrebbe la possibilità di entrare in un bosco perché i livelli di contaminazione sono talmente alti che potrebbero provocare dei rischi alle persone che frequentano questo bosco. È chiaro che quindi conviene prevedere l’abbattimento delle piante andando a salvaguardare ovviamente quello dei pregio, a bonificare l’area e a utilizzare tutte quelle misure compensative previste dalla norma che a seguito del taglio di alberi restituiscono comunque un numero congruo di alberi. La mia sintesi è meglio un parco pulito di un bosco sporco».

Redazione Saronnonews
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Pubblicato il 26 Gennaio 2021
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